mercoledì 3 ottobre 2018

Mudra: ovvero le mani sanno tutto #2 parte - Anjali Mudra

QUI l'introduzione.
Mudra Yoga, Anjali Mudra, KeYoga, Laura Voltolina

Il mio Mudra preferito, e mi piace inserirlo per primo, si chiama Anjali Mudra, che significa Gesto dell’Offerta.

[Anjali, per la cronaca, è anche un bellissimo nome di battesimo]
Iniziamo, a  partire dalla nostra postura 'felice', unendo i polpastrelli delle dita davanti al cuore, piano, senza 'schiacciare' troppo. 
Poi le dita, poi i palmi.
Facciamo attenzione a mantenere le spalle rilassate: infatti le mani stanno unite con facilità, non è necessario spingere.
Se utilizziamo la giusta tonicità (= non troppo, non troppo poco, vedi sopra...), allora percepiremo la chiusura del circuito elettrico del canale del cuore.
Tra un palmo e l'altro c'è uno spazio microscopico ma denso, e se saliamo con l'ascolto lungo le braccia, potremo percepire  lo spazio potente e dolce del cuore.
Anjali Mudra, Yoga Mudra, KeYoga, Laura Voltolina
Amo questo Mudra soprattutto perché è un gesto di presenza; in larghissima parte del mondo è un gesto di saluto: e quando salutiamo qualcuno, stiamo dicendo 'sono qui, adesso, sono presente per te'.
In altri luoghi del mondo è un gesto di preghiera: e cos'è la preghiera se non essere presenti alla divinità, al numinoso?
Presenza al centro: mano destra e mano sinistra unite al centro, uniscono passato/futuro, uniscono maschile/femminile ecc.

È un gesto intensissimo nella sua semplicità.
Può essere praticato di per se stesso stando seduti o in piedi; chi pratica abitualmente Asana (che sono le forme, le posizioni, dello Hatha Yoga), lo troverà a incorporato anche , ad esempio, in Vrksasana (la posizione dell'albero).

I benefici di questo Mudra sono moltissimi; trovo che l’aspetto interessante di ciascuna esperienza sia l’aspetto personale: il margine individuale, ciò che il singolo Mudra porta a chi lo sta praticando, in quel preciso momento.
Detto questo, Anjali Mudra parla dell’offerta: offerta di sé, presenza, e dunque conduce a ‘centrarsi’ e, come sempre quando siamo ‘focalizzati’ su noi stessi, l’ansia si dilegua. Entriamo in contatto con la parte più autentica e bella di noi: quella, appunto, che si offre.
E' un gesto di disponibilità, a se stessi e al mondo.

sabato 29 settembre 2018

Mudra: ovvero, le mani sanno tutto (prima parte)

Mudra Yoga, KeYoga, Laura Voltolina
ph Riccardo Ciriello
Sbarchi dall’altra parte del mondo, India del Sud; in solitaria, e in India non c’eri mai stata.
La prima volta che hai visto quel gesto, quel movimento lì, eri ancora in aeroporto.
L’avevi capito dall’incipit che sarebbe stato un viaggio interessante: hai subito sbagliato coda all’immigrazione e, anziché con gli stranieri, ti sei accorta troppo tardi di essere in quella dedicata agli indiani, perciò  hai trascorso tutta l’ora buona che c’è voluta per arrivare a mostrare il tuo visto nuovo di zecca sperando che al desk non decidessero di mandarti a rifare la coda dalla parte corretta.
Al tuo turno l’addetto ti guarda, ondeggiando la testa a destra e sinistra.
Pensi caspita, nemmeno il tempo di sbarcare e già sono nei guai, perché ti è immediatamente chiaro che, qualsiasi cosa significhi, quel gesto lì, non promette niente di buono; invece lui ti ha piazzato il timbro sul passaporto e via, sei uscita.
Hai pensato che l’addetto avesse il Parkinson.
Quando hai visto che anche l’usciere della guest house, la cameriera del ristorante e l’omino che vendeva banane al chiosco ambulante oscillavano la testa, hai sospettato che potesse essere qualcosa di diverso da un’epidemia di Parkinson.
È un modo di assentire, ringraziare, riconoscere che sei lì, presente, stare nel ritmo delle parole che si dicono e che si ascoltano. 
È una comunicazione gestuale.
Che poi sono italiana e proprio noi italiani, con la gestualità, abbiamo un rapporto che definirei privilegiato.
Non solo movimenti della testa, ma delle mani, le mani soprattutto: sono la nostra specialità.
Gesticolare fa parte integrante nostro modo di sentire, e di comunicare
Proprio come in India.

Proprio come nell’arte
Una delle raffigurazioni pittoriche super antiche che preferisco si trova in una grotta in Argentina e risale a una cifra di anni fa - e mai ‘cifra’ è stato più adatto. Indovinate cos’hanno rappresentato, quegli autori paleolitici?
Esatto, mani. 
Una foresta di mani, oltretutto, che toglie il fiato da quant’è bella.
Importanza delle mani fin dalla preistoria, Mudra Yoga
Cuevas de las  manos - Argentina

Nei dipinti, negli affreschi, nelle icone a tema religioso, nei mosaici, nelle sculture, insomma in qualsiasi raffigurazione soprattutto a tema religioso, la rappresentazione delle mani ha un significato preciso: le mani sanno tutto, insomma.
In India queste posizioni delle mani, delle dita, dei piedi, degli occhi, della testa, della lingua, si chiamano Mudra, che significa "sigillo" o "gesto simbolico”.
Sono fondamentali nella danza classica (bharatanatyam, kathakali), nel teatro, nella raffigurazione delle divinità rappresentate nei templi, che siano induisti o buddisti.
Anche nello Yoga ci sono i Mudra.
Avete presente quelle immagini che ritraggono solitamente una fanciulla, seduta a gambe incrociate con i pollici e gli indici delle mani che toccano formando due piccoli cerchi? Foto così vengono utilizzate per venderci di tutto, dallo yogurt a un viaggio in Sicilia.
Ecco ad esempio quel gesto lì delle mani, quello è un Mudra; nello specifico si tratta del sigillo detto della consapevolezza (cit) o della conoscenza (jnana).
Nello Yoga, i Mudra sono potenziati: alla forza del messaggio simbolico, si unisce l’energia derivante dalla chiusura dei ‘circuiti elettrici’ dei canali energetici.
Sono uno strumento formidabile per la meditazione e per la salute.
Pronti a sperimentare?

Qui tratteremo degli Hasta Mudra, che sono i Mudra delle Mani.
Prima di iniziare 
Un aspetto veramente importante nei Mudra delle mani, spessissimo trascurato, è che ciascuno trovi la propria 'qualità di pressione', perché se premiamo troppo le dita tra loro percepiamo la forza brutalmente muscolare, e ci perdiamo la sensazione sottile della chiusura dei circuiti energetici; va da sé che se la pressione è troppo labile, ci perdiamo ugualmente le percezioni sottili.
L’invito, in questa pratica potente e così semplice da poter apparire banale, è sempre di trovare il proprio, personale, ‘tocco’.

Un altro elemento fondamentale, lo esplicito anche se  ovvio, è che quasi tutti i Mudra delle mani si praticano seduti, o in piedi: trattandosi di ‘ascolto sottile’ è necessario che la posizione, seduti a terra, su un cuscino, su una sedia, in piedi...qualsiasi essa sia, sia ‘felice’, ci faccia sentire bene: perché che razza di ascolto profondo può esserci se stiamo soffrendo per dolori atroci alle articolazioni, al dorso, e ci sentiamo infelici?

Quindi: postura felice e...via! 
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venerdì 27 ottobre 2017

Il figlio del monsone - Ganesha (seconda parte)

Ganesha, mitologia indiana, Yoga e Mitologia, KeYoga, Laura Voltolina
[prima parte QUI]
D'altronde, come diceva una mia saggia antenata, c'è sempre (almeno) una soluzione, e Shiva lo sa bene!
Ordina ai suoi attendenti, I Gana, di andare a cercare una testa per sostituire quella decapitata al fanciullo.

Nella versione più diffusa del mito si narra  che i Ganapresi dall'affanno di obbedire all'istante, portassero a Shiva la testa della prima creatura incontrata: un elefante, appunto, dato che Shiva è uno che può permettersi di ordinare una testa, così, senza specifiche...

La versione che preferisco io, invece, è quella in cui Nandi, il toro bianco cavalcatura di Shiva, vaga coscienziosamente per i tre universi perché non basta una testa qualsiasi, deve trovarne una adatta a stare sul corpo del figlio di Parvati!
Ed è quando incontra Airavata, l’elefante emerso all’inizio dei tempi dal frullamento dell’oceano di latte [un'altra storia, raccontata QUI] che la ricerca ha termine: Airavata non è mica un elefante qualsiasi, infatti. 
Non solo è nato dall’oceano cosmico di prima dell’inizio, quindi è blasonato, ma aveva il compito di portare l’acqua dal sottosuolo al cielo, dove Indra, che per l'appunto è il dio del cielo, l’avrebbe fatta piovere sulla terra.
La testa di Airavata conferisce a Ganesha la connotazione di abbondanza e fertilità che lo caratterizza, e forse per questo è la versione che mi piace di più. Per questo, e perché adoro quando i miti si incrociano...

Solo quando Ganesha è completo, con la testa dell’elefante - che sia Airavata o un elefante qualsiasi - sul corpo di fanciullo, che diventa a tutti gli effetti il figlio del monsone.
Così, Vinayaka diventa Ganesha, nato-due-volte, completo, integrando le energie di Parvati, la Dea che lo ha creato, e di Shiva, il Dio che lo ha ri-creato.
La sua cavalcatura è - come sa bene la signora di quell’internet café a Varanasi - un topolino: i topolini si intrufolano ovunque, sono incontrollabili, non conoscono ostacoli.
Esattamente come Ganesha.

IL PUNTO DI VISTA DEGLI OSTACOLI
Ganesha significa ‘leader dei Gana’, che sono gli attendenti di Shiva, gli squatters del monte Kailash [descritti QUI].
Non fanno del male, ma fanno paura, tanta paura: mettono alla prova, noi e il nostro coraggio. 
Ma Ganesha è Vinayaka, e i Vinayaka sono un gruppo di demoni molesti che creano difficoltà: insomma Ganesha, a dispetto del suo aspetto tenerone e gentile, del suo ventre tondo e dell’atteggiamento innocuo, è un’energia potentissima!
Infatti è colui che pone ostacoli, ove necessario; è colui che li rimuove, ove utile; un Giano Bifronte orientale, un 'allenatore' spirituale, la raffigurazione perfetta del guru interiore [se n'è parlato, tra le altre cose, QUI].

Ha senso quindi invocarlo quando arriva un cambiamento, un inizio, un movimento: nel gioco degli ostacoli, ci svela la fiducia nel movimento cosmico della Vita.

venerdì 25 agosto 2017

Flessibilità, sostegno e altre avventure (della Colonna Vertebrale)

Colonna Vertebrale, ritiro Yoga, KeYoga
[Laura Magni è una giovane ricercatrice, una scienziata creativa, una yogini attenta e sono sempre felicissima quando si iscrive ai ritiri Yoga. Perché 'lavorare' con persone che si mettono in gioco e si autorizzano a 'sentire' e a seguire le percezioni è una grande ricchezza e , forse, uno dei motivi per cui insegno Yoga.

Questo piccolo ma efficacissimo feedback si riferisce a questo ritiro QUI]

Ti voglio ringraziare molto per questi giorni, per questo approccio al Corpo che mi (e ci) hai permesso di esplorare, così non forzato e allo stesso tempo estremamente presente
Stamattina nella mia pratica il piacere ha sostituito lo sforzo e la fluidità del Corpo ha risuonato lungo tutta la colonna, in ogni cellula

Il giorno dopo il ritiro è per me il più ricco, per la mia crescita, perché è come se durante la notte, e nel partire e tornare alla realtà più quotidiana, i microaggiustamenti e la forma dei cambiamenti trovino il posto nel Corpo, si facciano spazio e si adagino..si integrino, direi.
Pronta per continuare con questo sentire più esaltato e un contatto più integrato! 
A presto cara, incredibile Laura.
L. Magni

sabato 8 luglio 2017

Essere Corpo - ovvero la prospettiva del Corpo, i Guru e la luna piena (di luglio)

Oggi è luna piena.
È luglio e, dunque, l'ardita osservazione è che si tratti della luna piena di luglio.
La luna piena di luglio in India è una luna piena speciale e vabbé che, come mi ha fatto notare un amico ieri sera, l'India è innegabilmente dall’altra parte del mondo, ma resta pur sempre terra natia dello Yoga (nonché, per me, luogo dell’anima e un poco mi si è spaccato il cuore quando, alla chiusura della stagione dei corsi settimanali, con occhi grandi di entusiasmo mi si è chiesto ‘allora, vai in India quest’estate?’, perché no, non ci vado. C’ho alcuni bellissimi ritiri fino a settembre, per fortuna: mi consoleranno), comunque dicevo in India è la Luna Piena dei Guru: d’ora innanzi Guru Purnima.
E questa festa può avere un significato denso anche per noi, da questa parte del mondo: perché Guru Purnima è dedicata agli insegnanti; Gu-ru: ovvero chi rimuove ‘gu’, l’oscurità e porta ‘ru’, la luce.

Quelli che ci hanno cambiato la vita.
Quelli che hanno creduto in noi, che hanno dedicato la propria generosità a condividere la loro visione, perché poi noi potessimo trovare la nostra strada, il nostro Guru interiore, che alla fin fine, sia detto, è l’unico che veramente conta.
Guru Purnima è una festa dedicata nello specifico a un veggente che adoro: si chiama Vyasa, secondo la tradizione ci ha tramandato veramente un sacco di cose bellissime e, soprattutto, ha dettato il Mahabharata a Ganesha (QUI la prima parte della storia di Ganesha e, col suo aiuto, magari a breve avrò modo di scrivere la fine di quella storia lì e, se proprio mi assiste, anche le vicende che lo hanno portato a collaborare con Vyasa per la stesura del Mahabharata, appunto), che è il mio poema epico preferitissimo.
Insomma, Vyasa è il mio eroe e non si può proprio evitare di pensarlo quando arriva Guru Purnima.

Oltretutto alcuni giorni fa, per una serie di coincidenze che mi hanno colta di sorpresa mentre organizzavo tutt’altro nel weekend incipiente, ho trascorso alcune ore a Venezia, tra un vaporetto e l’altro, assieme a Gabriella Cella, la maestra con la quale ho studiato per quattro anni. 
E certamente lei, a suo tempo, ha creduto in me quando ero molto giovane (e nemmeno davo garanzie, vista l’età, gli studi all’università e un precariato lavorativo - per l’epoca - incredibile, di portare a termine la scuola, dato che 4 anni possono essere lunghi e tosti per chiunque).
A distanza di tanto tempo, stare assieme su quei vaporetti ci ha lasciato una grande gioia e l'innegabile sensazione di essere sempre state vicine, a prescindere.
Insomma di Guru Purnima dovevo proprio scrivere, ecco, perché una festività dedicata a chi  ci ha aiutato a crescere ha qualcosa di generoso e forte e vorrei che anche qui ci fosse una festa ufficiale dedicata ai maestri di ogni latitudine.

Il Guru vero, autentico, infallibile, viene evocato dal lavoro coi maestri che ci hanno trovati, ed è interiore.
L’intuito che ci indica la direzione, l’istinto che ci guida nelle scelte.
La luce che brilla dentro.
Per svelarla, beh, ci sono sì, i maestri in carne e ossa.
Ci sono anche le persone ‘sbagliate’, gli incontri che avremmo preferito non accadessero, gli eventi e gli ostacoli che ci hanno permesso di modellarci, di trovare energie nascoste in pieghe insospettate dell’anima.

Proprio oggi, e proprio per onorare i Guru tutti, mi viene da consigliare una lettura.
È un libro che amo, è un testo svelto, scorrevole, scritto in forma di domande e risposte, in capitoli che (se siete pigri oppure curiosi) non serve nemmeno leggere di seguito.
Si chiama Essere Corpo, Tea Edizioni.
L’autore è Jader Tolja, anche lui mio insegnante, di Anatomia Esperienziale.
Parole agili che forniscono punti di vista ‘incarnati’, ché il Corpo è il vero Guru.
Essere Corpo è un viaggio attraverso gli aspetti della vita quotidiana, dal vestirsi al nutrirsi, all’abitare, al muoversi, all’allenarsi, alla salute e perfino alla spiritualità...tutto dal punto di vista del Corpo e della  sua consapevolezza.
A parte le persone che sono abituate a quello che viene chiamato ‘approccio somatico’ e a chi ha già lavorato, ad esempio, con me nello Yoga, che sicuramente troveranno conferme e spunti intelligenti, questo libro farebbe bene anche e soprattutto a chi considera 'corpo' come 'quella parte che sta appesa sotto la testa'.
Come ben sappiamo, queste persone sono la maggioranza.

giovedì 16 febbraio 2017

Hai mica detto 'forza'?


KeYoga - Intelligenza del Corpo

Certe volte capitano email così: quando succede, mi si riempie la giornata di luce e di gratitudine per la generosità verso chi condivide, con te e con gli altri, il proprio punto di vista, la propria rielaborazione di un percorso fatto assieme (nello specifico, questo QUI). Perché, in fondo, il senso di un lavoro sta, anche e soprattutto, nella condivisione.

Trovare la forza vera
quella che non è fatica
che casomai possiamo chiamare energia
che non è 'la nostra' ma che ci connette con qualcosa di più ampio, più completo.
Ho ritrovato le  tue parole e le ho dette a modo mio.
Ti volevo ringraziare per questa esperienza, te e le persone che ho incontrato.
Quando ero a Padova il clima invernale e la conseguente penuria di luce mi avevano fatto pensare che sarebbe stato difficile collegarmi col flusso, col presente in continuità. 
Uno stato di benessere mi ha guidata, pervasa, anche quando ho lasciato la città.
Ho avuto il timore di smarrirlo, il flusso, ma no: mi accompagna.  
E, tornata a casa, ho avuto la meravigliosa sorpresa di percepire una nuova luce che, pian piano, allontana l'inverno.
A presto, 
Silvana Salsedo

giovedì 8 dicembre 2016

Serpenti (ovvero della Coscienza)

Il serpente scuote 
i suoi diamanti in acqua
e ciò che amiamo 
brilla e gioca con noi 


Il serpente scuote 
i suoi diamanti in acqua
e ciò che amiamo
brilla e scorre via 


Il serpente scuote 
i suoi diamanti in acqua
H. Dull
- L’hai visto se il serpente ce l’aveva, la testa triangolare?
- Ma se sono scappato subito!
- Sì, ma la forma della testa? Prova a far mente locale...Zio Google dice che, se non era triangolare, è solo una biscia.
- Non lo so, non mi ricordo...
- Comunque qui dice che in questa regione, statisticamente, ci sono poche vipere.
- ...
- Che sono gli unici serpenti velenosi in Italia. Lo dice Internet, eh.
- ...

L’ultima volta che mi è capitato ero in campagna e un serpente (la forma della cui testa, per onor di cronaca, è rimasta ignota), nascosto dentro un vecchio fienile, è balenato un nanosecondo nell’aprire il portone di legno.

Un guizzo appena, si è immediatamente dileguato.
La volta precedente, invece, l’incontro era stato forzato da un ragazzino indiano che mi aveva scoperchiato sotto il naso un apparentemente innocuo cesto in vimini, sbattendomi faccia a faccia con un povero cobra nero, arrotolato lì dentro. ‘Povero’ sono riuscita a pensarlo sopravvivendo a svariati infarti, dopo aver ingiunto al ragazzino di non azzardarsi mai più, che l’aorta non mi avrebbe retto altri cobra improvvisi, vivi dormienti o che.

Abhaya Mudra - il Sigillo che scaccia la paura

Un punto importante da comprendere è che il  Mudra che vi racconto oggi,  non scaccia la causa della paura , bensì dissolve la paura-pa...