[prima parte QUI]
D'altronde, come diceva una mia saggia antenata, c'è sempre (almeno) una soluzione, e Shiva lo sa bene!
D'altronde, come diceva una mia saggia antenata, c'è sempre (almeno) una soluzione, e Shiva lo sa bene!
Ordina ai suoi attendenti, I Gana, di andare a cercare una testa per sostituire quella decapitata al fanciullo.
Nella versione più diffusa del mito si narra che i Gana, presi dall'affanno di obbedire all'istante, portassero a Shiva la testa della prima creatura incontrata: un elefante, appunto, dato che Shiva è uno che può permettersi di ordinare una testa, così, senza specifiche...
La versione che preferisco io, invece, è quella in cui Nandi, il toro bianco cavalcatura di Shiva, vaga coscienziosamente per i tre universi perché non basta una testa qualsiasi, deve trovarne una adatta a stare sul
corpo del figlio di Parvati!
Ed è quando incontra Airavata, l’elefante emerso all’inizio dei tempi dal frullamento dell’oceano di
latte [un'altra storia, raccontata QUI] che la ricerca ha termine: Airavata non è mica un elefante qualsiasi, infatti.
Non solo è nato dall’oceano cosmico di prima dell’inizio, quindi è blasonato, ma aveva il
compito di portare l’acqua dal sottosuolo al cielo, dove Indra, che per l'appunto è il dio del cielo, l’avrebbe fatta piovere sulla terra.
La testa di
Airavata conferisce a Ganesha la connotazione di abbondanza e fertilità che lo caratterizza, e forse per questo è la versione che mi piace di più. Per questo, e perché adoro quando i miti si incrociano...
Solo quando Ganesha
è completo, con la testa dell’elefante - che sia Airavata o un elefante qualsiasi - sul corpo di fanciullo, che diventa a tutti gli effetti il figlio del monsone.
Così, Vinayaka
diventa Ganesha, nato-due-volte, completo, integrando le energie
di Parvati, la Dea che lo ha creato, e di Shiva, il Dio che lo ha ri-creato.
La sua cavalcatura è -
come sa bene la signora di quell’internet café a Varanasi - un topolino: i
topolini si intrufolano ovunque, sono incontrollabili, non conoscono ostacoli.
Esattamente come Ganesha.
IL PUNTO DI VISTA DEGLI OSTACOLI
Ganesha significa ‘leader
dei Gana’, che sono gli
attendenti di Shiva, gli squatters del monte Kailash [descritti QUI].
Non fanno del male, ma
fanno paura, tanta paura: mettono alla prova, noi e il nostro coraggio.
Ma Ganesha è Vinayaka, e
i Vinayaka sono un gruppo di demoni molesti che creano difficoltà: insomma
Ganesha, a dispetto del suo
aspetto tenerone e gentile, del suo ventre tondo e dell’atteggiamento innocuo,
è un’energia potentissima!
Infatti è colui che pone
ostacoli, ove necessario; è colui che li rimuove, ove utile; un Giano Bifronte orientale, un 'allenatore' spirituale, la raffigurazione perfetta del guru interiore [se n'è parlato, tra le altre cose, QUI].
Ha senso quindi
invocarlo quando arriva un cambiamento, un inizio, un movimento: nel gioco degli ostacoli, ci svela la fiducia nel movimento cosmico della Vita.
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