domenica 9 maggio 2010

Romagna a testa ingiù (prima parte)



Se dico Romagna e vien da pensare riviera-discoteche-sballo-serate, allora si è impantanati nello stereotipo.
Se dico Romanga e viene in mente una terra colma di sfumature, in cui ogni angolo esprime la propria particolarità, allora si può iniziare a capire perchè l’ho scelta come sede di ben due residenziali, quest’estate (estate? Beh, sì, prima o poi arriverà davvero...).

L’ho cercato sull’appennino Tosco Emiliano.
L’ho trovato un po’ dopo Forlì.
È  un borgo, si chiama Portico di Romagna e credo abbia un numero di abitanti inferiore a quello degli inquilini del palazzo in cui vivo.
È un luogo magico, in cui si respira l’aria pulita del parco naturale, il silenzio è sottolineato dal cinguettare sugli alberi e dallo scorrere dei ruscelli. Solo in un posto così poteva esistere il vulcano più piccolo del mondo...
Qui andremo a
fine maggio, in un albergo che, del convento che era, conserva le mura spesse, le finestre grandi e gli ambienti ampi. Adesso brilla di iniziative creative, conosciuto molto all’estero e pochissimo in Italia, e l’ho scelto per la bellezza dei dintorni e per l’accoglienza gaudente ed educata che ho incontrato.
È il posto adatto per lo Yoga, ho pensato.
E mi piace che la scelta delle locations, ogni tanto, possa essere controcorrente, oltre gli stereotipi.
Un po’ a testa all’ingiù.




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